2.6 Civic Hacking

Segue l’indagine in merito al tema del Civic Hacking e del rapporto con le istituzioni. In prima battuta, come si può vedere dalla figura 31, è stato chiesto se si fosse a conoscenza del tema del Civic Hacking e, in caso di risposta positiva, se si considerassero dei Civic Hacker. Far parte di Open Data Sicilia non vuol dire essere direttamente consapevoli e a conoscenza del tema: Civic Hacking è una definizione che si dà all’operato dei cittadini che lavorano con dati aperti, e non sempre è conosciuto.

Figura 31. Grafici a torta rappresentanti le risposte alle domande: "sai cos'è il Civic Hacking?" e "ti consideri un Civic Hacker?"

Emerge che il 64% si ritiene al corrente del termine e delle sue implicazioni, mentre il restante 36% si divide tra chi non ha mai sentito parlare del tema, e chi ne conosce solo un accenno. Questo 36% non si contraddistingue dal campione in modo significativo: l’unico elemento di differenza è intercettabile nel fatto che la maggioranza afferma di essere venuta a conoscenza della community tramite passaparola, mettendo dunque in secondo piano elementi come l’interesse personale e la ricerca attiva nell’avvicinarsi a Open Data Sicilia. Al campione viene chiesto (con esclusione di chi non conosce il tema del Civic Hacking) di esprimere la propria opinione riguardo ai quesiti della figura 32.

Figura 32. Civic Hacking e competenze

Si osservi la figura 32. Nel grafico a sinistra viene chiesto al campione rispondente se i cittadini abbiano le conoscenze per partecipare attivamente alla vita delle istituzioni locali, e se ad essi siano forniti gli strumenti adeguati a partecipare attivamente alla vita delle istituzioni locali. I rispondenti non reputano le conoscenze adeguate (66%) così come gli strumenti a disposizione (59%). Si tratta di un’importante presa di coscienza che porta a riflettere sull’effettivo bisogno del Civic Hacking di operare ed esistere in Italia. Tra le conoscenze considerate più importanti troviamo quelle inerenti all’ambito informatico-digitale (36%), seguite dall’ambito socioeconomico (21%) giuridico (21%) e amministrativo (11%). Questa classifica si rispecchia effettivamente le competenze utili per poter svolgere Civic Hacking: fondamentali sono quelle informatico-digitali, che permettono di contraddistinguere l’operato realizzato in questo senso da altre attività di associazionismo e partecipazione pubblica; le conoscenze legate all’ambito socio-economico permettono di avere una più ampia visione in merito ai temi trattati, che spesso richiedono una certa conoscenza del contesto sociale ed economico dove si sta operando; a queste conoscenze non possono mancare competenze in ambito giuridico e amministrativo, le quali permettono di muoversi all’interno della burocrazia legislativa alla base di ogni Pubblica Amministrazione.

Figura 33. Fiducia e rapporto con le istituzioni

Un aspetto importante per il concetto di capitale sociale è quello della fiducia. Una buona parte dei rispondenti esprime una sensazione di sfiducia nei confronti delle istituzioni locali (59%) e quasi la totalità ritiene l’attività delle istituzioni locali non trasparente (72%), a causa anche di una mancata efficienza a livello di apertura dei dati (89%). Si tratta di temi molto vicini a chi si occupa di Open Data e Civic Hacking, dove una delle preoccupazioni principali rimane la sensibilizzazione al tema dell’apertura dei dati delle Pubbliche Amministrazioni. Una maggiore trasparenza permetterebbe il miglioramento dei sentimenti di fiducia, che a più riprese sembrano mancare all’interno di questi contesti. L’impressione di gran parte del campione rispondente (70%) è che effettivamente la preparazione del personale sia fondamentale per il corretto funzionamento delle istituzioni pubbliche e per la loro assimilazione delle politiche in tema di Open Data. Si tratta di fatto di indicazioni contenute in documenti quali il Codice Amministrazione Digitale, spesso non conosciuti da chi lavora in questi ambienti. Questi dati rispecchiano quella che può essere la generale percezione italiana quando si parla di fiducia nelle istituzioni: si tratta in effetti di domande generiche che potrebbero lasciar indovinare la tendenza delle risposte, tuttavia tali dati, se incrociati con altre variabili quali l’età, la residenza e la formazione del campione rispondente possono dare qualche indizio più approfondito su quale sia lo stato del sentimento di fiducia dei rispondenti.

Tenendo conto delle proporzioni di ogni classe di età, emerge una maggiore mancanza di fiducia generalizzata nelle istituzioni da parte delle generazioni più giovani (classe d’età 18-24 anni e 25-29 anni) mentre maggiore ottimismo si può trovare nella classe d’età 35-39 anni. Tale risultato porta a chiedersi se ciò sia dovuto ad una generale percezione dei più giovani a riconoscere l’inadeguatezza delle istituzioni pubbliche a quelle che sono le richieste di una generazione che deve ancora trovare rappresentatività e ascolto da parte delle istituzioni locali. tuttavia, è già stato commentato come Open Data Sicilia non sia necessariamente partecipata da una popolazione di giovani, ma piuttosto di adulti compresi tra i 40 e i 44 anni.

Osservando i dati per livello di istruzione ottenuta, essi sembrano rilevare che con l’aumentare del livello di istruzione, la percezione della fiducia nei confronti delle istituzioni locali vada aumentando in maniera proporzionale: chi ha livelli di istruzione inferiori (licenza media, diploma superiore e laurea triennale) ha espresso livelli di fiducia inferiori rispetto agli altri rispondenti, e viceversa. Si può dedurre che un maggior livello di istruzione potrebbe essere la chiave per meglio comprendere e contestualizzare il malfunzionamento delle istituzioni pubbliche, senza perdere l’interesse a migliorare la situazione.

Infine, quando si parla di Open Data Sicilia è interessante analizzare i dati per territorio.

Figura 24. Fiducia dei residenti siciliani a confronto con la fiducia dei residenti di altre regioni

Si noti (figura 34) come chi non risiede in Sicilia abbia maggiormente espresso fiducia nelle istituzioni, per un totale del 50%, mentre in generale quella dei residenti siciliani è l’espressione di una tendenza negativa legata alla percezione di un effettivo malfunzionamento di quella che è la macchina pubblica e istituzionale nella regione siciliana, spesso dibattuta in differenti contesti e occasioni e nazionalmente riconosciuta. Putnam discute lungamente come la fiducia creata tramite le relazioni sia necessaria per creare associazionismo e generare capitale sociale; tuttavia, è già stato discusso e presentato in letteratura l’opposto, ovvero che la sfiducia spinga le persone ad attivarsi per migliorare, in comunità con altre persone, la società (M. Diani, 2000). È evidentemente anche il caso per Open Data Sicilia, dove tale sfiducia trova origine anche nelle peculiari condizioni amministrative, politiche e culturali della regione Sicilia. Anche l’intervistato M. (>60 anni) commenta come secondo lui Open Data Sicilia sia nata proprio in risposta alla percezione di risiedere in un territorio caratterizzato da una generale inadeguatezza; Alla domanda “perché Open Data Sicilia è andata avanti per così tanti anni rispetto ad altre community di Civic Hacking?” risponde: “Oltre alla qualità delle persone direi abbia giocato un ruolo fondamentale anche la nostra condizione particolare: la qualità delle istituzioni [siciliane] non è la stessa del resto d’Italia, non è un pregiudizio o un luogo comune. L’arretratezza civica, etica e mentale più che della preparazione degli stessi dipendenti pubblici dell’amministrazione siciliana è peculiare e ci spinge a fare qualcosa, a entrare in gioco”.

Figura 35. Istituzioni ed Open Data Sicilia

L’ultimo quesito, i cui risultati sono rappresentati nella figura 34, indaga la percezione del riconoscimento dell’operato di Open Data Sicilia da parte delle istituzioni locali (Comuni, Province e regione), e da parte della popolazione stessa. In particolare, sembrerebbe che secondo la maggioranza (41%) Open Data Sicilia faccia fatica a vedere riconosciuto il proprio operato. Spesso nelle interviste è emerso un aspetto che verrà discusso meglio di seguito: la community e i propri progetti, assieme alle proprie proposte hanno trovato spesso le porte chiuse. Il lavoro dei membri di Open Data Sicilia richiede pazienza e perseveranza anche per questo motivo, ed in alcune occasioni tale insistenza ha dato i suoi frutti; tuttavia “il lavoro di culturizzazione ed evangelizzazione è ancora lungo” (M. 50-54 anni).

I risultati fin qui illustrati permettono di constatare che Open Data Sicilia è una community a grande partecipazione di uomini adulti, ma che riesce comunque a coinvolgere persone di tutte le età. Questi sono prevalentemente individui che hanno conseguito un titolo accademico triennale, specialistico o dottorato di ricerca. In generale, prevalgono titoli di studio in ambito tecnico-scientifico. Il tipo di contributo richiesto all’interno di una realtà di Civic Hacking necessita quasi obbligatoriamente delle conoscenze in questi campi, per permettere il realizzarsi di progetti che richiedono abilità di coding, conoscenze informatiche e di programmazione non irrilevanti, da accompagnare a una capacità di analisi dei dati non indifferente. Open Data Sicilia ha suscitato l’attenzione soprattutto dei cittadini siciliani, principalmente concentrati nella provincia di Palermo. La community si tiene in contatto tramite Telegram, il gruppo Facebook, il Forum di Google e Twitter; le relazioni intrapersonali hanno avuto comunque modo di svilupparsi nel tempo, permettendo una maggiore coesione tra i membri. Social network e Internet hanno aiutato la community ad avere visibilità, nonostante il ruolo fondamentale del passaparola e un grande interesse personale da parte di non pochi membri; tuttavia, la partecipazione non è così forte, e l’operato costante e quotidiano di pochi è fondamentale per la sopravvivenza dell’impegno perseguito da Open Data Sicilia.

Open Data Sicilia non avvicina solo Civic Hackers, ma anche individui semplicemente interessati al tema, e che condividono un forte sentimento di stima nei confronti dell’operato degli altri. Rimane forte la coscienza dell’importanza delle competenze in abito informatico-digitale e socioeconomico per poter fare Civic Hacking.

Il rapporto del campione rispondente con le istituzioni lascia intravedere il comune interesse verso una maggiore trasparenza, e la consapevolezza che ciò possa accadere e realizzarsi anche tramite una maggiore condivisione dei dati. Qui può collocarsi Open Data Sicilia, che tra le sue attività ha avuto spesso a che fare con le istituzioni locali, non senza averne riscontrato difficoltà tali da non permettere di portare a termine l’operato.

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