2.2 Putnam e l’associazionismo come fonte di capitale sociale
Come visto nel capitolo precedente, le persone possono partecipare alla vita pubblica in vario modo; un individuo o gruppi di persone possono decidere di associarsi per far valere la propria voce e posizione, perseguendo un determinato obiettivo, più o meno definito. In tema di associazionismo, Putnam sostiene che esso permetta la creazione di fiducia, che a sua volta facilita la cooperazione: tuttavia, per essere fonte di capitale sociale, oltre che a essere basato sulla fiducia e generare fiducia, l’associazionismo deve essere caratterizzato da una prevalenza di legami di tipo orizzontale. (Andreotti, 2009). Se non fosse così, l’associazione non permetterebbe il crearsi di fiducia, lo scambio informativo e dunque il crearsi di capitale sociale inteso come bene pubblico; al contrario, una realtà aperta riesce a fare leva su tale caratteristica per condividere i propri valori, favorire lo scambio di informazioni, la collaborazione e dunque lo sviluppo di relazioni basate sulla fiducia.
Nel parlare di associazionismo e fiducia, Putnam fa diverse volte riferimento a Tocqueville, precursore della sociologia come ora la conosciamo: egli sosteneva che le associazioni contribuiscono all’efficienza e stabilità del governo democratico, andando a istillare abitudini di collaborazione e responsabilizzazione tra i membri delle stesse. Tocqueville aveva osservato la democrazia americana dell’Ottocento e le numerose associazioni civiche che portavano gli americani a occuparsi della comunità locale, su base individuale e volontaria, per poterne risolvere i problemi in maniera partecipata e democratica. In “Capitale sociale e individualismo: Crisi e rinascita della cultura civica in America” (2000), Putnam studia come sia cambiata tra le varie generazioni statunitensi la partecipazione dei cittadini, la loro tendenza ad associarsi e quindi a creare capitale sociale. Ipotizzando che l’associazionismo e l’impegno civico (inteso come partecipazione politica, civica e religiosa) siano diminuiti rispetto al passato, egli indaga le ragioni che hanno portato a tali risultati. Per quanto riguarda la partecipazione politica, la cui forma di attività più comune (ma non esclusiva o principale) è il voto, l’autore commenta come nonostante sia accompagnato da numerosi strumenti di espressione e di esercizio dei propri diritti, solo una piccola parte della popolazione statunitense effettivamente lo eserciti. In passato, la scarsa affluenza elettorale era spiegata da difficoltà scaturite da barriere organizzative come la difficoltà di registrazione o dal numero di individui senza cittadinanza; tuttavia, queste barriere sono state superate tramite riforme politiche, portando l’autore ad affermare che “negli ultimi due secoli, non ci sono mai stati tanti cittadini americani che si sono liberamente astenuti dal voto come negli ultimi anni”. In ogni caso, l’astensionismo rappresenterebbe solo la punta dell’iceberg, alla cui base possiamo trovare un mutamento sociale correlato a quello generazionale: gli individui cambiano i loro comportamenti, in particolar modo se giovani, più propensi al cambiamento che nel caso delle persone più adulte. Ciò favorisce il divario generazionale, il quale si riflette anche nell’impegno civico.
Quello che emerge dalle riflessioni di Putnam è che oltre a un calo della cultura civica vi è una tendenza a non partecipare se l’attività dipende da altri; le persone hanno deviato le proprie energie lontano dalla politica convenzionale verso canali meno formali, più volontari, considerati anche più efficaci. Ne emerge un aumento di forme partecipative volte all’associazionismo volontario e spontaneo, che negli anni sono nate esponenzialmente. Qui troviamo gruppi di appassionati o gruppi di discussione, fino a gruppi che parlano a nome di categorie di cittadini sempre più numerose: tra queste, ad esempio, le organizzazioni ambientaliste sembrano essere state tra le più sentite nella crescita del mondo associativo. Il capitale sociale si crea nel momento in cui queste persone hanno modo di incontrarsi, stringere relazioni e scambiarsi informazioni: per Putnam si tratta di sedi locali dove incontrarsi, per il Civic Hacking parliamo di luoghi virtuali. È qui che l’associazionismo fa la differenza: coinvolgere più persone non è fondamentale quanto avere delle reali occasioni di incontro e di scambio, soprattutto in ambito di studio del capitale sociale.
Quelle fin qua indagate sono modalità formali di partecipazione, dove per formale intendiamo l’effettiva esistenza di un gruppo, un nome e un luogo a cui fare riferimento. Putnam analizza anche le modalità informali attraverso cui relazionarsi, riguardanti una sfera anche più intima: incontrarsi con gli amici, i colleghi, avere dei rapporti amichevoli e quotidiani con il vicinato, rispettare determinate tradizioni e abitudini in gruppo, tutti utili (fondamentali) a realizzare capitale sociale. Qui egli differenzia tra cittadini dalla vita sociale attiva dall’impegno più o meno spontaneo, più o meno strutturato, andando a riflettere differenze di posizione sociale nella comunità. Egli discute del fatto che queste modalità informali caratterizzano soprattutto i giovani e tendano a diminuire con l’età.
Last updated