2.3 Forme di partecipazione alla cosa pubblica

Esistono numerose forme di partecipazione alla cosa pubblica, alcune delle quali hanno radici in culture millenarie come quella degli antichi greci, altre forme sono state introdotte da riflessioni di studiosi, altre ancora da proposte avanzate da organizzazioni non governative o da iniziative assunte da amministrazioni pubbliche. Questi meccanismi si aggiungono alla normale partecipazione politica del cittadino, esercitata tramite il diritto di voto, di parola e pensiero, in Italia fortemente tutelati.

La democrazia, di fatto, fa forte affidamento all’impegno e coinvolgimento civico per poter trovare legittimazione ed efficacia (T. Dubow, A. Devaux, C. Manville, 2017). Luigi Bobbio, in “Come sta la democrazia?” ne illustra tre grandi famiglie: i bilanci partecipativi, il débat public francese, ed i dispositivi basati sul sorteggio. La prima famiglia, quella dei bilanci partecipativi, è composta da soluzioni partecipative volte a soddisfare l’esigenza di coinvolgere tutti i cittadini nelle scelte che possano avere un impatto sulla collettività.

La partecipazione della popolazione locale tramite questo tipo di soluzioni permette il realizzarsi di decisioni che possano rispondere alle esigenze di tutti. Il débat public francese caratterizza tutti quei dispositivi partecipativi che permettono il coinvolgimento dei cittadini per poter evitare o prevenire conflitti territoriali o ambientali relativi ai progetti delle grandi opere infrastrutturali. La nomenclatura deriva dai dibattiti avvenuti in Francia all’inizio degli anni ’90: le violenti proteste scatenate contro i progetti della linea ad alta velocità del TGV tra Lione e Marsiglia portarono il governo francese a decidere di sottoporre la questione ad un dibattito pubblico tra i soggetti interessati. Venne appositamente istituita un’autorità indipendente, la Commission Nationale du Débat Public, che avrebbe assolto il compito di discutere dei progetti in via di sviluppo con lo scopo di discuterne per tempo, quando si è ancora in grado di apportarvi cambiamenti, realizzando una partecipazione pubblica concreta ed un diretto confronto tra proponenti e oppositori locali.

La terza famiglia di dispositivi partecipativi fa riferimento a quelle soluzioni basate sul sorteggio: esse mirano a coinvolgere cittadini comuni cercando di attuare una selezione casuale dei soggetti coinvolti, presupponendo che qualsiasi cittadino abbia competenze e capacità di contribuire alla cosa pubblica. Si tratta di un modello antico, derivante dalla cultura della città di Atene, nell’antica Grecia. Questi dispositivi si realizzano, ad esempio, nelle giurie cittadine e nei sondaggi deliberativi.

Bobbio discute di come le differenze che caratterizzano queste tre famiglie di dispositivi lascino comunque emergere un punto in comune: quello di realizzare delle concrete risposte alla crisi della rappresentanza, rivolgendosi ai cittadini per poter trovare degli strumenti aggiuntivi di legittimazione su questioni specifiche e a volte controverse. Anche qui viene sottolineato come queste soluzioni partecipative permettano il realizzarsi di decisioni piĂą trasparenti, democratiche e condivise.

Il dilemma di questi strumenti partecipativi rimane nel definire chi partecipi: questo dilemma sarà discusso più avanti anche per quanto riguarda il Civic Hacking. Nonostante tutte le pratiche partecipative si costruiscano sulla teoria in base alla quale esse si rivolgano indistintamente a tutti, il problema rimane che il coinvolgimento effettivo è solo di poche persone: ad esempio, per la prima famiglia di dispositivi, persone con determinati impegni (lavorativi e familiari) vengono escluse; essendo la partecipazione in questo primo caso spontanea e legata all’interesse e alla disponibilità del singolo, lo stesso sarà portato ad autoescludersi. Per i débat public invece il criterio di selezione è legato alla specificità delle discussioni, che coinvolgeranno solo i gruppi sociali che potrebbero essere coinvolti e toccati dalle decisioni. In questo caso, il dibattito si considererà riuscito nel momento in cui vengano espresse tutti i punti di vista rilevanti sulla questione in oggetto, dunque la varietà e completezza degli stessi. Tuttavia, non è sempre detto che questo accada. I dispositivi della terza famiglia sembrano così essere nati dalla necessità di superare i limiti delle prime due, in modo da mettere insieme un campione casuale della popolazione di riferimento, e dare spazio a un confronto ad individui che difficilmente sarebbero stati coinvolti. Bobbio fa notare come anche qui potrebbe realizzarsi un’autoselezione: le persone potrebbero non accettare di partecipare, e distorsioni di vario tipo potrebbero influire su una vera casualità del campione.

Altri aspetti interessanti riguardano il livello di coinvolgimento dei partecipanti: nelle prime due famiglie, le persone potrebbero essere spinte e motivate da ragioni personali portandole ad essere piĂą partecipative e attente; nel terzo caso, il campionamento casuale potrebbe lasciare un potere importante in mano a cittadini meno interessati, informati e attenti ai risultati ottenuti.

A questi dispositivi di partecipazione organizzata si devono aggiungere quelle forme di partecipazione spontanea proteste e movimenti che spesso possono rilevarsi strumenti di pressione politica di grande importanza e dai risultati non trascurabili.

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