3.3 Definizione di open data

Secondo la Open Knowledge Foundation, un network non-profit globale la cui mission si focalizza sulla promozione della condivisione di informazione e dati, le caratteristiche fondamentali e necessarie per poter definire dei dati come “aperti” sono:

  • Disponibilità e accessibilità. I dati devono essere disponibili nella loro interezza, ad un costo di riproduzione e utilizzo ragionevole;

  • Riutilizzo e redistribuzione. I dati devono essere disponibili senza condizioni d’uso o di brevetto, in modo che sia possibile riutilizzarli e ridistribuirli, includerli e introdurli in altri dataset. Devono inoltre essere “machine-readable”;

  • Partecipazione universale. Tutti dovrebbero essere in grado di utilizzare, riutilizzare e redistribuire i dati, senza discriminazioni verso la persona o gruppi di persone.

I benefici degli Open Data più frequentemente discussi riguardano l’aumento della qualità, dell’efficienza e della trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni; la loro caratteristica “aperta” permette di tagliare i costi della raccolta dei dati, andando a facilitare il processamento degli stessi e dunque la creazione di valore per la comunità coinvolta. Inoltre, gli Open Data permettono a tutti i cittadini di interfacciarsi con le amministrazioni locali e incentivano la partecipazione civica, in modo diretto o indiretto. In particolar modo, si parla di open Government quando i presupposti degli Open Data si prestano a garantire una maggiore apertura dell’amministrazione pubblica, per garantirne la trasparenza, la partecipazione dei cittadini e l’accountability.

Figura 4. Rapporto tra Open Data, big data, open government data e dati personali

È importante precisare che big data ed Open Data sono due categorie ben differenti che però possono incrociarsi nel caso in cui i big data diventino accessibili e gli Open Data vengono prodotti, raccolti ed aggregati in grande quantità. È interessante notare come i government data, dati inerenti alle amministrazioni e governi pubblici, vengano fatti rientrare tra gli Open Data: le recenti riforme legislative e procedurali di molti Paesi del mondo stanno di fatto spingendo per poter realizzare il cosiddetto open Government.

L’open government ha acquisito sempre più attenzione quando, nel 2009, l’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dato alla sua politica un’impronta caratterizzata dall’utilizzo di social network, in modo da coinvolgere sempre più i cittadini americani. Di fatto, emergerebbe che uno dei primi atti del suo insediamento sia stato un Memorandum che enfatizzò la necessità di adottare uno stile di amministrazione basato sulla trasparenza e sull’open government, con l’obiettivo di restituire fiducia e un senso di democrazia all’operato del nuovo governo, permettendo ai cittadini di sentirsi coinvolti e consapevoli. Quando si parla di open government si parla dunque di una dottrina, di un approccio politico che vuole enfatizzare l’importanza della trasparenza all’interno delle democrazie, per poter garantire l’accountability delle amministrazioni nei confronti dei soggetti per i quali esse lavorano e prendono decisioni.

Figura 5. Interesse di ricerca del termine "Open Data" da gennaio 2004 a febbraio 2022. Dati da Google Trends

Si osservi la figura 5, rappresentante l’interesse di ricerca del termine “Open Data” sui motori di ricerca di Google Italia. Tale interesse viene esplicato da dei valori compresi tra 0 e 100, dove 100 indica la maggiore frequenza di ricerca del termine. Il periodo in oggetto va da gennaio 2004 a febbraio 2022. È possibile commentare due aspetti: innanzitutto, si noti come già dal 2004 le ricerche in tema fossero piuttosto consistenti; tra dicembre 2006 e novembre 2009 le ricerche del termine specifico sono invece state piuttosto basse. A partire da novembre 2009, sino alla fine del 2015, le stesse sono aumentate esponenzialmente, lasciando intendere un crescente interesse verso i dati aperti. Di fatto, in Italia si è incominciato a gettare le basi dell’open Government con il dl. 179/2012, conosciuto come Decreto Crescita, successivamente convertito nella l. 221/2012. Esso, all’art. 1 c.1 riporta che:

“Lo Stato […] promuove lo sviluppo dell’economia e della cultura digitali”

ma l’articolo più interessante è il 9, che al comma 1 enuncia che:

“le Pubbliche Amministrazioni pubblicano nel proprio sito web, all’interno della sezione “trasparenza, valutazione e merito”, il catalogo dei dati, metadati e delle relative banche dati in loro possesso ed i regolamenti che ne disciplinano l’esercizio della facoltà di accesso telematico e il riutilizzo”.

Lo Stato italiano sancisce in questo modo che le Pubbliche Amministrazioni siano tenute a condividere dati e metadati con i cittadini per poter sopperire a necessità di trasparenza e condivisione del proprio operato. Nel 2016, il Ministero per la semplificazione e la Pubblica Amministrazione ha aggiornato il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), un testo unico istituito con il decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, che riunisce e organizza le norme riguardanti l’informazione della Pubblica Amministrazione nei rapporti con i cittadini e le imprese, sottolineando la spinta alla digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche ed i loro servizi.

La spinta all’apertura dei dati è promossa anche dall’Unione Europea, che negli anni ha predisposto numerosi piani di azione volti a garantire la realizzazione di un governo ed amministrazione pubblica sempre più aperta: l’ultimo piano di azione è stato redatto per il periodo 2016-2020 (EU eGovernment Action Plan 2016-2020).

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