2.4 Il Civic Hacking come forma di partecipazione alla cosa pubblica

La crescita di Internet e delle tecnologie ad esso legate ha aperto nuove, importanti strade e alternative alla modalità di far sentire la propria partecipazione all’interno degli affari pubblici; la possibilità di connettere persone e comunità da tutto il mondo e garantire uno scambio e contributo informativo vede l’affermarsi di nuove alternative di partecipazione. Un esempio pratico e recente in Italia è stata la raccolta firme partita nel giugno del 2021 per il referendum propositivo sulla legalizzazione dell’eutanasia la quale, tramite una forte campagna sui social, ha permesso di raggiungere il quorum di 500 000 firme previsto dall’art. 71 Cost. in pochi mesi; con la legge 108/2021, nell’ambito delle misure per la transizione digitale del Paese, è diventato possibile includere l’istituzione del referendum digitale e dunque raccogliere firme tramite SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) CIE (Carta di Identità Elettronica) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

È dunque da considerarsi ormai in atto l’era della partecipazione civica in rete, dove social media, strumenti online, software e hardware soppiantano le forme di partecipazione tradizionali e permettono la creazione di community formate da persone sempre più affini tra loro, nonostante la dislocazione territoriale più o meno importante: associazioni, organizzazioni, community informali fanno riferimento all’utilizzo di gruppi Facebook, account Instagram, profili Twitter e molto altro per veicolare informazioni, eventi, punti di vista e news.

Quanto detto finora serve per presentare il Civic Hacking come una forma di partecipazione peculiare, caratterizzata dall’utilizzo delle abilità informatico-tecnologiche degli individui coinvolti, anche grazie all’utilizzo di Internet, tramite forme di partecipazione ereditate dalle tre famiglie di dispositivi partecipativi precedentemente discusse. Emerge così una partecipazione a suo modo raffinata e impegnata a fare degli strumenti dati da Internet e dai suoi attori un tesoro prezioso per la realizzazione dei propri scopi e obiettivi. Il Civic Hacking pretende che chi lo “pratichi” debba “sporcarsi le mani”, immergersi nella questione e lavorare avendo un minimo di competenze sia informatico-tecnologiche sia politico-sociali. Anche qui, nonostante chi faccia Civic Hacking sottolinei il fatto che tutti vi possano partecipare, si attua un’autoselezione dei suoi contributori, in base alle loro abilità. Questo non esclude un coinvolgimento di cittadini meno pratici nel mondo dell’informatica e dell’Internet, perché importante per il Civic Hacking è saper collaborare a prescindere dalle proprie abilità; tuttavia, le competenze rimangono un’importante barriera percepita, portando a coinvolgere solo certi soggetti piuttosto che altri.

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