1.2 Il rapporto con lo sviluppo e la ricerca economica
Il capitale sociale è stato applicato in differenti contesti di ricerca, come quello legato allo sviluppo economico, sociale, democratico, del benessere della società e dell’individuo, permettendo di convogliare nel discorso temi quali l’equità, il welfare state, la diffusione della criminalità, l’impegno civico e la fiducia. Negli anni, la teoria del capitale sociale è diventata sempre più popolare, in particolar modo in ambito economico. La componente sociale è di fatto fondamentale per approfondire la ricerca economica e non può limitarsi a indagini empiriche: gli individui sono attori fondamentali per l’economia e le loro azioni sono dettate da elementi quali la fiducia, la rete di relazioni, la soddisfazione e la reciprocità. Tali aspetti non possono essere colti dalle teorie economiche, mentre il capitale sociale permette un’adeguata comprensione ed integrazione di queste dimensioni, cogliendone le correlazioni presenti.
È possibile affermare che le interazioni sociali producono, in modo diretto o indiretto, benefici che rappresentano un input nei processi produttivi (A. Arrighetti, A. Lasagni, G. Seravalli, 2001), che accumulati danno origine al capitale sociale: quest’ultimo è il frutto di un’azione collettiva che crea valore per la società stessa. Non per niente la Banca Mondiale considera il capitale sociale un vero e proprio strumento di politica economica per combattere la povertà (F. Sabatini, 2004), andando a costituire uno dei pilastri su cui fondare un sistema di welfare che, grazie a rapporti di fiducia e reti relazionali, sia in grado di rigenerarsi ed efficientarsi in modo autonomo. In questo modo, l’azione pubblica riesce ad essere compensata dall’attività privata ed individuale, andando a migliorare la qualità dei servizi pubblici e a risolvere i problemi della comunità (Cecchi, 2003 in F. Sabatini, 2004). Autori come Knack e Keefer (1997) e Zak e Knack (2001) hanno individuato la relazione positiva tra il livello di capitale sociale misurato su base nazionale e il tasso di crescita del Pil pro-capite dei diversi Stati considerati.

La figura 9 presenta il capitale sociale come un fattore produttivo equiparabile al capitale economico ed umano, accumulabile e spendibile nei momenti di necessità: ad esempio gli individui, interagendo ed aiutandosi, creeranno tra loro una sorta di impegno in linea con le norme sociali presenti. La persona che ha prestato servizio potrà rivendicare questo suo impegno in un momento futuro, per vedere “il favore” ricambiato. Il capitale sociale però, per avere valore, necessita di norme sociali e sentimenti di reciprocità senza i quali non sarebbe possibile fare affidamento sull’aspettativa di un comportamento futuro: un comportamento opportunistico, che non rispetti norme e valori sociali basati su fiducia e reciprocità, potrebbero risultare sconvenienti per tutti gli attori, eliminando la fonte di capitale sociale. Un esempio spesso ripresentato in letteratura è quello delle difficoltà di sviluppo del mezzogiorno italiano, le quali vengono spesso ricondotte al clima di paura e sospetto generato dalla criminalità organizzata (F. Sabatini), andando a impedire la creazione di relazioni fiduciarie. Il capitale sociale non rappresenta solo una fonte di ritorno economico “tangibile”, ma anche di fattori intangibili difficilmente quantificabili: è il caso della rete di relazioni che questo riesce a generare, costituendo un punto di partenza per dei rapporti di lunga durata il cui valore non può essere monetizzato in termini di benessere, prestazioni, informazioni e cultura, che potrebbero garantire dei futuri benefici materiali.
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